O di qua o di là

La mesta fine dell’esperienza di Scelta civica

Il partito democratico sembrerebbe aver perso negli ultimi tempi buona parte dei suoi vecchi iscritti, in compenso è destinato ad aumentare i suoi senatori. Tutto il gruppo di “scelta civica” guidato dal ministro Giannini confluirà nel gruppo pd a Palazzo Madama. Resterà al suo posto il solo Mario Monti, che del resto è senatore a vita. Gli effetti della promessa legge elettorale si vedono: escludendo che possano mai venir rieletti al senato, i transfughi di “scelta civica” sperano di trovare un qualche spazio alla Camera entrando direttamente nel partito del presidente del Consiglio. Si conclude così mestamente la mitica esperienza di una lista che dal dover salvare l’Italia, si è ridotta a salvare le sue poltrone. Non li invidiamo certo, anche noi abbiamo visto parlamentari e senatori aderire ad un altro partito nel momento del bisogno, ed era il 1994. Da allora, le possibilità di rappresentare una posizione di minoranza in Italia è sempre stata più delicata e difficile. L’opinione pubblica si è convinta che le formazioni minori, “i partitini”, non rappresentino mai l’interesse generale attraverso una visione particolare della società italiana, ma semplicemente che siano la causa di instabilità politica e magari di ricatto. Nemmeno che le tante crisi di governo democristiane del passato, non dipendessero dalla lotta fra correnti di quel partito, ma dai ghiribizzi dei loro alleati minori. Grazie alla legge maggioritaria, i principali partiti iniziarono a fare man bassa, convinti anche di perseguire la lezione americana del bipartitismo. Curioso che il bipartitismo statunitense si sia costruito nella totale assenza di un partito cattolico e di uno comunista, i principali partiti dal dopoguerra al 1991 in Italia, senza contare un altro dettaglio non proprio insignificante, ovvero che per vent’anni da noi ci fu un solo partito che comprendeva la maggioranza degli italiani, ovvero quello fascista, contro cui l’America fece la guerra. Il sistema elettorale proporzionale tanto vituperato era una garanzia contro la massificazione politica avvenuta con il fascismo italiano, esattamente come lo era in Germania, dove il fenomeno assolutista era stato anche peggio, ed infatti il proporzionale il Germania vige ancora e nessuno si preoccupa della stabilità di governo che regge perfettamente. Semmai è l’Inghilterra con il suo sistema maggioritario secco ad avere dei problemi, ma è chiaro oramai che né Renzi, né il ministro Boschi, si intendono di sistemi costituzionali e di leggi elettorali. In compenso, sono bravissimi a rastrellare tutto quello che c’è sulla piazza per andare avanti. Il ministro Lupi lamenta un trattamento che neppure ai tempi di Prodi veniva riservato ai «cespugli» dell’Ulivo, e capiamo bene a cosa si riferisce. Si è tornati allo “o di qua o di là”, la secca alternativa che si poneva appena varato il sistema maggioritario. Il fatto che poi si ritrovino a governare insieme coloro che dovevano combattersi per tutta una legislatura e si raccattino parlamentari eletti da ogni gruppo, non serve lo stesso a fare aprire gli occhi.

Roma, 6 febbraio 2015